Mi dicono che qualcuno ha prenotato e mi dicono anche che si tratta di un posto in cui non siamo mai stati. Di solito quando vado a mangiare fuori, in giro per ristoranti, vado sempre con la stessa persona: siamo in due e ci si concentra sul cibo. Stavolta no, siamo in tanti, una grossa tavolata: una grossa tavolata probabilmente rumorosa. Si sa, nelle comitive c'è sempre il chiassoso di turno. L'importante, però, è essere chiassosi nei limidi dell'ordine pubblico e del buon costume. E così siamo noi. Ma vogliamo anche mangiare. E bene. E tanto.
Il posto è quello giusto, è un'osteria: colori caldi, ambiente affollato e brusio di sottofondo. Qui non ci si viene con la morosa. O meglio, non ci si viene le sere in cui si vuol stare tranquilli con solo la morosa. Qui si fa baccano, se beve vino e se magna.
Ordiniamo.
Come fosse una teoria già dimostrata da diversi esperimenti riusciti, che sempre danno lo stesso risultato, quando si è in tanti, ordinare è sempre complicato. Il ristoratore urla l'elenco di antipasti - che, come per rendere più complessa l'operazione, sono tanti - e ognuno risponde, sempre urlando, ciò che vuole. Così ci viene fuori un groviglio di ordinazioni. Fortunatamente qualcuno se ne accorge e prova a trovare una ragionevole mediazione, tanto per semplificare, tanto per semplificarci. Alla fine viene fuori che prendiamo per tutti delle ottime frittelle al baccalà e un tortino di zucca immerso in una deliziosa crema di parmigiano. Devo dire che chi ha semplificato ha semplificato bene: l'antipasto riesce a chetare i commensali. Si mangia ordinatamente e si apprezza il cibo.
La marea si alza nuovamente quando ci accorgiamo che abbiamo già finito il primo giro di lambrusco che ci ha consigliato il ristoratore, uno Stopai della cantina Tirelli: un lambrisco corposissimo e scuro da non vedere da una parte all'altra del bicchiere.
Altro giro di vino per far passare l'attesa tra l'antipasto e il primo. Vinciamo la gare noi del lato est del tavolo anche la seconda mescita. Qui ci sono più donne, sono schiacciato tra i loro gomiti. Stupefacente, ci danno dentro più degli uomini.
Arriva il primo e siamo tutti a testa alta a fissare la cameriera che ci serve della pasta con i fagioli. E' un classico della cucina contadina e va giù che è un piacere. Il piatto non è da mingherlini, ma tutti finiscono subito.
Alcuni prendono anche il secondo, la maggioranza gustano un bollito, che dicono "da leccarsi i baffi" per chi li ha, perché, ripeto, a tavola ci sono molte donne e per fortuna nessuna di loro è fornita di baffi.
Io passo direttamente al dolce, ma prima bevo un altro bicchiere di vino perché è davvero buono.
Mi arriva un tortino di castagne caldo ricoperto di fondente. E' delicatissimo e la consistenza è discreta. Butto giù tutto lentamente per assaporare bene. Guardo la mia amica che siede davanti a me, è uno sguardo d'assenso. Piace ad entrambi e se tornassimo qui riprenderemmo lo stesso tortino.
Avanti col caffè. Si chiude col nocino. Dal lato ovest qualcuno urla che è buonissimo. Appena arriva anche a me non posso che urlare a mia volta la stessa cosa. Sento anche un retrogusto di liquirizia e per questo lo tengo sulla lingua qualche secondo in più, ma in pochi sorsi secco il bicchiere.
Il cortese ristoratore passa da noi per sondare il grado di soddisfazione e per lui è gioco facile. Annuiamo contenti. Torneremo.
Consigliato!
[golosona]
24/01/2011