Che dire.
Ci sono giornate, luoghi, voci e volti che si cristallizzano nella memoria e diventano icone personali di serenità e gioia di vivere.
Sono quelle sensazioni che vai a pescare nel pozzo del tuo io, magari prima di fare yoga o training autogeno, perchè ti aiutano a trovare quella tranquillità che ti permette di arrivare alla massima concentrazione.
Domenica è stata una di quelle giornate da ricordare, speciale nella sua normalità.
Il termometro segna tre gradi ma il sole sorride felice probabilmente allietato dalla brezza novembrina che sparecchia il cielo in attesa delle prossime nuvole cariche di pioggia, ma oggi non pioverà.
Sono appena passate le undici di mattina e puntiamo la mini dritta dritta verso nord, destinazione sconosciuta.
Cerchiamo di evitare le strade di grande percorrenza e così ci immergiamo nei colori pastello delle vigne, tra i peri e i meli spogli, seguendo un filo invisibile che ci conduce presto a seguire gli umori e le virtù del fiume Secchia.
La giornata è talmente serena che davanti a noi si stagliano le alpi con i loro cocuzzoli già colmi di neve e nello specchietto retrovisore posso scorgere il candido Cimone intento a spulciare un ciuffo di nuvole.
Bellissimo.
Curtis Mayfield gorgheggia il suo funky e ci culla in questo piccolo splendido viaggio, passiamo per paesotti sconosciuti che improvvisamente vengono alla luce nel mio atlante personale e mi sento talmente bene che se non fosse il mio stomaco a richiamarmi alla realtà penserei di sognare.
"Dove siamo?" domanda l'Ele seguendo il veloce procedere di un segugio tra le zolle di terra, "vicino a Moglia direi, hai fame?"
Un borbottio di stomaco segnala il suo assenso.
"Però non sò dove andare a mangiare" dico io "non abbiamo nessuna guida con noi" ribadisco sconsolato.
Ma in quell'istante una nuvoletta mi compare sulla spalla:
"Uè guagliò, ma ti devo proprio imparare tutto quanto eh! A Concordia ci stà la Secchia, la trattoria!!" è il grande falcon (in versione miniatura e vestito da angelo) che mi ricorda questo splendido rifugio da lui recensito in modo divino.
89-24-24 e in dieci minuti circa siamo nel parcheggio baciato ancora dal sole.
La locanda vista da fuori è spartana e casareccia, ancorata in una nicchia dell'insenatura del fiume a pochi metri dal confine col mantovano, ma appena ti affacci sulla doppia porta di entrata capisci che hai a che fare con una trattoria fuori dalla norma.
Infatti, tra una porta e l'altra, ti accoglie una diga di cassette di vino di tutti i tipi e marche, che fà da preludio a quello che berrai all'interno.
Il locale è composto da tre sale arredate semplicemente ma calde e confortevoli e veniamo fatti accomodare in un tavolo ben apparecchiato vicino alla porta della cucina con gli scaffali di vino a farci compagnia.
Il posto ci piace molto.
Il titolare del locale si presenta al nostro tavolo e rivela subito un'ottima propensione alle pubbliche relazioni, in più il suo "physique du role" lo rende immediatamente simpatico.
Saltiamo gli antipasti e ci dedichiamo ai primi.
Il menu è molto interessante ma per la scelta della mia compagna vado a botta sicura: “Per lei tortelloni di zucca, per me tortelli bianchi ai porcini con sugo di salsiccia!” sniff sniff ma cos'è questo delizioso profumino....... ferma un attimo!
Fabrizio (l'oste) si blocca di scatto: “questo è tartufo caro mio” apostrofo io. “ahh ce lo volevi tener nascosto” ribadisce l'Ele.... non facciamo in tempo a dirlo che abbiamo in tavola un bel piattone di tagliatelle al tartufo che oserei dire speciali, vorrei chiamare per nome ogni singola strisciolina di pasta da quanto mi ci affeziono subito! Fantastiche!
Nel frattempo la scelta del vino è caduta su di un Pinot nero di Franz Haas 2006.
Vino leggermente sottovalutato ma che rivela punte di qualità/prezzo eccellenti, questo in particolare si presenta tannico e corposo e con un gusto persistente che per la sua età ancora giovane è una virtù della quale pochi vini si possono fregiare. (17 euro)
Arrivano i tortelloni di zucca che si rivelano strepitosi e un minuto di raccoglimento per i tortelli bianchi........ hhaaaaah!
Piatto squisito, la pasta è liscia e bianca, perciò senza uova, leggermente insipida per mitigare il favoloso ripieno di porcini stagliuzzati e leggermente (ma leggermente eh) agliati che custodiscono piccoli tesori di quella che scoprirò essere carne del salame. Mamma mia! Il tutto è baciato da un sughetto bianco di salsiccia tenuto bello secco (contrasta perfettamente con la cremosità del ripieno).
Piatto costruito egregiamente.
Per continuare il pasto scelgo un bell'ovetto con tartufo a scaglie, buonissimo ma per scalzare il divin sapore che ho in bocca ci vuol ben altro.
L'Ele si dedica con piacere a chiaccherare con Fabrizio e nel mentre si slappa un pan di spagna con crema sciantillì alla nocciola e scaglie di tartufo di cioccolato, mmmm gnam!
In questi minuti riesce ad arrivare al nostro capezzale il secondo dei doni dei re magi di questa giornata: vino da dessert Montilla Moriles di Pedro Ximenez del 1979. Impressionante!
Al naso sembra quasi nocino aromatizzato ma poi..... vieni squarciato da sapori di marasche, prugne, caffè e non so più cosa, da girar la testa!
Fabrizio mi mostra una bottiglia dello stesso vino del 1932, completa di atto notarile con la ceralacca, valore mille euro. Stica!
Arriva la mirra! Con le sembianze di una piccola bottiglia di nettare dorato che sembra essere un tokai francese di mènàlsòcosa (ormai la mia attenzione stà scemando ).
Se al buon gi sembrava di aver messo il naso in una fioriera (parlando di un traminer credo), in questo caso io ho messo la lingua in un alveare, modello Winnie the Pooh!!
Strabiliante, addirittura meglio del vino spagnolo, celestiale, una delle cose più deliziose che abbia bevuto in vita mia! (e non sono poche ve lo assicuro )
Ormai sono come un pugile suonato, bevo il mio caffè ed estasiato, faccio un giro della cantina al piano superiore dopo esser passato per una cucina linda ed organizzatissima.
Al nostro ritorno mi aspetto quanto meno di essere rapinato ed invece...
Due coperti
Tre primi (uno al tartufo)
Un secondo al tartufo
Un dolce
Una boccia di Pinot nero molto buono
Una di acqua Panna
Due vini da dessert celestiali
Un bicchierino di divinità francese
Un caffè
Settantacinque eurini in due. (75)
Trentasette e mezzo a testa! (37,5)
Conto onestissimo considerando la qualità del cibo e delle bevande, del servizio e dell'ambiente.
Se ci fossero.... 6 cappelli.
Felici ce ne torniamo a modena con l'idea di custodire questa splendida giornata nel nostro portagioie dei ricordi.
Adìo Zèmian.
Imperdibile!!!
[gastronauta]
25/11/2008
Concordo pienamente sui fini di Franz Haas. Purtroppo stanno diventando troppo conosciuti, questo portera' sicuramente ad un ritocchino del produttore ai suoi prezzi di vendita