Un' esperienza mistica.Un'apoteosi del gusto.Un trionfo di profumi ed aromi.UnÂ?estasi per il palato.Aggiungiamo una giornata di sole tersa e tiepida,una cornice paesaggistica spettacolare,una compagnia impareggiabile,non tralasciando l'inimitabile verve di chi ci ha ospitato in questo luogo incantevole,la famiglia Tombarelli tutta, e la loro superba arte culinaria...
Ne scaturisce il non plus ultra, per quel che riguarda il mio personalissimo range. Senza nulla togliere alle precedenti recensioni in cui ho assegnato tale valutazione,5 cappelli a questo punto sono pochi. Ne darei ..“27”. E credo che d'ora in poi qualcosa cambierà nel mio modo di giudicare.
Ma partiamo dall'inizio.
ANTEFATTO
La cena di giovedì 27 novembre svoltasi al Marandello, non solo è stata occasione per gustare ottimo cibo e godere di piacevole compagnia,ma ha visto il mitico Kava organizzatore di una spedizione a Badia di Moscheta,ormai famosissimo ristorante abbarbicato sulle colline sopra Firenzuola ,che il giorno 8/12 sospende(ahimè!)l'attività per la pausa invernale.Erano mesi che aspettavo questo momento.Mi dichiaro (quasi) immediatamente disponibile,e noto con piacere il numero di interessati all'evento lievita più velocemente di una pizza nel forno. Bene.
IL VIAGGIO
Fortunatamente della partita sono anche Barbe e Spingi, quasi miei “compaesani” (è una parola grossa da usare nel loro caso, ma per semplificare..) che si offrono gentilmente di passarmi a prendere a casa, per poi proseguire assieme alla volta di Solignano, dove ci incontriamo con Sangerro. E' una bella domenica di sole, e meno male, perché una volta salita sulla Sangerro-mobile, una renault Clio con all'attivo ben 190mila km di scarrozzamento della sua esile persona,realizzo rapidamente che se il meteo non ci avesse agevolati,sarebbe risultata cosa improponibile raggiungere la nostra meta…
:)(SCHERZO, OVVIAMENTE!GRAZIE FABIO!)
Ci dirigiamo subito verso l'ingresso dell'autostrada, Modena Sud, dove nel parcheggio della “Baia del Re” recuperiamo anche Furzeina e Cioz, che si accodano alla carovana. Nel frattempo io e Spingi,letteralmente incastrate nei seggiolini posteriori, ci divaghiamo in chiacchiere più o meno frivole, per la gioia degli altri due passeggeri,che a tratti brontolano, a tratti ci sfottono per la proverbiale loquacità e curiosità che dimostriamo(..in quanto donne…).
Raggiungiamo quindi Rioveggio con una rapidità imbarazzante…infatti Kava ancora non è sul posto,ma in attesa di Mizo alla stazione dei treni di Bologna.Ci accordiamo per proseguire da soli almeno fino a Firenzuola,e qui il paesaggio inizia a diventare davvero spettacolare:scorci di natura incredibilmente suggestivi si snodano davanti ai nostri occhi, mentre le curve si intensificano,per la gioia di Spingi che comincia ad “accusare”…
Una volta raggiunta la meta intermedia,individuiamo un cartello propiziatorio che sentenzia“Moscheta 7 km” e, forti del fatto che Barbe già conosce un po' la zona ,decidiamo di provare a raggiungere l'agognato traguardo in autonomia, in quanto ancora Kava e Mizo non sono in vista… Ed ecco, dopo altre non-so-quante curve,passiamo uno stretto ponticello,la strada inizia a restringersi,e…ci troviamo immersi nella foresta di Heidi,in un tunnel fatto di raggi di sole che filtrano tra i rami di altissimi pini ed abeti, un torrente che scorre tranquillo alla nostra destra, e sulla sinistra, eccola là …
LA BADIA
Il ristorante è ricavato all'interno di quella che potrebbe essere una baita(perdonatemi il gioco di parole) di montagna, esterno in sasso,scuri in legno,collocata praticamente a ridosso di una collina,e affacciata sul torrente. La carreggiata termina poco più avanti,un ponticello delimita il confine tra l'asfalto e il bosco, tra la civiltà e la natura, costringendo le vetture a svoltare a destra.Qui sorgono la cantina, gli stabili ove gli ospiti possono fermarsi a dormire,e un centro per equitazione con tanto di cavalli al pascolo.Fermiamo le auto:siamo arrivati, finalmente.
Appena scesi l'atmosfera immediatamente percepita è un misto tra l'incanto conferito dalla cornice paesaggistica e la goliardia dell'evento:siamo tutti visibilmente emozionati di trovarci lì e felici di condividere l'esperienza con altre persone che sicuramente la sapranno apprezzare allo stesso modo.
Iniziamo a scattare foto “manco i giapponesi” e ,da lontano, scorgiamo fuori dalla porta Vagator,che già tiene un calice di rosso in mano,e ci saluta con l' espressione sorniona di chi ha trovato il suo posto nel mondo…
All'interno incontriamo anche Frittella,a sua volta dotato di calice,mentre dietro al bancone del bar facciamo la conoscenza di Riccardo, il mitico oste,che ci accoglie subito con la sua simpatica parlata toscana e il suo buonuomore contagioso…alla richiesta di un aperitivo “cumulativo” subito fa il finto prezioso, poi stappa una bottiglia di incredibile Rosè Montresor(sarebbe stata la gioia di Rolando!) approfittando della nostra indecisione tra “bollicine” e rosso.
Si materializzano all'istante anche un piatto di crostini abbrustoliti (leggermente piccanti) ad accompagnare un antipasto volante di carne di manzo cruda tagliata a listarelle , condita solo con ottimo olio e pepe…contestualmente sbucano dalla porta anche Kava e Mizo, appena in tempo per l'apertura delle danze.Nel frattempo io cerco di immagazzinare informazioni e immortalare nella mia mente la location: l'ingresso è piccolo,c'è spazio giusto per un tavolo che molto probabilmente è usato dagli avventori del bar, di fronte al bancone in pietra e legno. Sulla destra abbiamo la porta della cucina e la vetrina dei dolci, collocate su una parete tappezzata di prodotti tipici : bottiglie di vino,locali e non, molto ricercati e visibilmente preziosi, liquori ,vasetti di marmellate, sughi, pasta, poi libri di cucina, foto e simpatici quadretti a completare lo sfondo…
Riccardo ci accompagna nella saletta a noi riservata, al piano terra, proprio dietro al bar,dove c'è spazio solo il nostro tavolo:esiste anche una sala più grande al piano superiore, dove però “la ci stà Â?la compagnia di una volta', che la fa di parecchio confusione” e devo dire che per me si è rivelata la scelta più azzeccata in assoluto.
Prendiamo possesso del tavolo, ma non è ancora giunto il momento per placare i nostri famelici appetiti, in quanto ci aspetta un tour nella cantina per la scelta del vino.
LA CANTINA
Si trova in un edificio separato dal ristorante, anche se ci viene spiegato che presto verrà , almeno in parte, trasferita al suo interno, per agevolarne l'utilizzo (e la visita da parte degli avventori).Uscendo dalla badia, si passeggia alcuni minuti, si entra in un piccolo cortile, ove è presente anche un museo -“Oseo??”- dedicato alla civiltà toscana, e si entra quindi in una stanza blindatissima,fredda e buia, dove riposano le migliori bottiglie di vino che la storia ricordi…
Riccardo ci enuncia la sua idea di come accompagnare degnamente le portate del nostro pranzo, soffermandosi sui vari nomi e tipologie di vini che possiamo scegliere, e spiegando che pensa sia meglio iniziare con un vino un po' più “frivolo” per antipasti e primi, per poi salire di tono con un vino un po' più impegnativo da accompagnare alla “BISTECCA” .Ad un certo punto , pronuncia la famosa frase:”…tutto dipende se si vuole entrare in completa simbiosi col territorio ,oppure….” Â? ting!Lampadina accesa! Decido in quel momento che è giunta per me l'ora di provare ad assaggiare i vini rossi fermi che evito da sempre,a causa di un pessimo ricordo,legato al mio primo approccio con questa splendida bevanda (Lambrusco mescolato con la vodka ai mirtilli… ).
Nel frattempo i miei compagni di merende, molto più esperti di me nel ramo, hanno fatto la loro scelta. Et voilà ! Il dado è tratto.
IL PRANZO
Finalmente a tavola! Siamo in 10: Mizo, Kava ,Barbe, Vagator ,Sangerro, Frittella,io,Spingi,Cioz e Furzeina.Ci sediamo e diamo l'attacco alle prime bottiglie in attesa degli antipasti: il primo brindisi, proposto da Riccardo (“in cul.. alla crisi” ) viene fatto con un Sangiovese Ribusieri Montecucco, e ragazzi, dopo i primi due sorsi in cui ho dovuto violentare il mio palato, per via del sapore molto deciso rispetto a quanto io sia abituata a deglutire, sono stata molto felice di aver preso questa decisione!
E arrivano i primi taglieri di antipasti: crostini spalmati di patè di fegatini di pollo e crostini con cannellini e cavolo nero. Ora, non avrei mai detto che avrei inghiottito alcunché il cui nome contenesse la parola “fegato”: ebbene sì, anche in questo caso mi sono smentita clamorosamente! Non mi hanno fatto impazzire, in quanto il sapore è risultato strano al mio palato, ma nemmeno ne sono rimasta delusa; meglio comunque gli altri.I taglieri vengono spazzolati velocemente, e anche il vino inizia spaventosamente a calare, grazie anche a “qualcuno” che ogni 5 minuti ci interrogava: ”ma abbiamo detto “salute”??”
Riccardo è fermamente deciso a farci assaggiare tutto, così ci vengono proposti in rapida successione:
-tortelli di patate con sugo rustico (maiale con funghi):davvero spettacolari, un guazzetto divino, saporito e unto al punto giusto,che invoglia tutti quanti alla famosa “scarpetta” già da altri decantata
-la zuppa di fagioli e farro:servita in piccole ciotole di terracotta,strepitosa,quasi meglio di quella della nonna...viene voglia di prendere la scodella e bersela a gargarozzo, come i personaggi dei cartoni animati giapponesi fanno con il riso
Qualcun altro chiederà il bis che,ahimè, verrà negato: la “compagnia d'una volta” al piano di sopra ci ha preceduto e beffato…
A questo punto scatta la prima di una serie di frequenti “pause-paglia” ,che hanno contraddistinto tutto il pranzo: continue peregrinazioni dalla sala all'esterno, e viceversa, unico modo per aiutare la digestione e lo smaltimento del cibo (e del vino!), e teatro, per di più, di scenette comiche impagabili, che mi hanno ridotta in lacrime.. coin coin…
Al nostro primo rientro, siamo pronti a dare l'attacco ai secondi: si inizia con un assaggio di piccone (“al pizoun”) fortemente bramato da qualche commensale…IL PICCIONE?! A tutto c'è un limite… mi sono inizialmente rifiutata.. anche perché la carne piena di ossicine mi dà oltremodo “da fare”. Alla fine ho ceduto, ma soltanto perché mi è stato offerto un pezzettino già “pulito” nel piatto, ma sinceramente non sono rimasta entusiasta…“che giornata sfortunata, però ..”
Ma ecco, che,dopo i volatili, finalmente, in tutta la sua magnificenza, ci viene servita sua maestà LA BISTECCA: su un tagliere in legno rotondo, arriva la prima di due fiorentine con l'osso, ENORME, spessa 4 dita, al sangue quanto basta,alla faccia di chi sentenziava “la carne poco cotta non è di mio gradimento” (ma se abbiamo dovuto esorcizzarti con i paletti e l'aglio perché smettessi di mangiarla!!Vero Spingi?!).
D'altra parte fuori dal locale campeggia un cartello dove si avvisa “QUI NON SERVIAMO FIORENTINA BEN COTTA!VIVA LA CICCIA BONA!”
Riccardo, con un coltellaccio lungo ed affilato, e con la maestria di uno schermidore, affetta prima il “culaccio” ,che viene arraffato da alcuni dei maschietti, sfettola per le signore alcune succulente porzioni centrali,morbide e profumate,infine chiede “Chi vuole l'osso?”. A quel punto, Mizo,seduto a capotavola,che fino ad allora mi era sembrato fosse rimasto quasi un po' in disparte, e comunque mi aveva dato l'impressione di essere uomo “composto e tutto d'un pezzo”,cede alla “violenza” e si lancia a mani nude nell'impresa del disossamento,degna del miglior Fred Flinstones!Scena mitica immortalata da Barbe…
Aggiungendo un filo d'olio crudo e una macinata di pepe e di sale grosso, ogni boccone rasenta la perfezione:la carne si scioglie in bocca, se ne può assaporare il gusto forte, sincero,che riporta alla mente immagini rurali della campagna toscana,e l'abbinamento con il vino(che nel frattempo è diventato un Chianti Classico Villa Cafaggio Riserva 2004) costituisce una celestiale sinfonia di sapori.Devo dire di aver gradito molto anche il contorno di fritto misto, specialmente le zucchine ed il cavolfiore (io e Vagator ,che avevo di fronte, ci siamo spazzolati in due quasi un vassoio intero-per questo Barbe non ne ha mangiato nemmeno un po'...)e i anche carciofi non erano niente male.
Dopo gli innumerevoli pezzi di ciccia già ingurgitati e le altrettante verdure pastellate, era per me giunto impellente il momento di una pausa.Mentre mi accingo ad uscire in compagnia di alcuni commensali, incontro Riccardo che si stà letteralmente sbafando una porzione di mascarpone (“con il panettone”, specifica):mi invita ad assaggiarlo e….avete presente la classica espressione “invitare un'oca a bere”?? ( E guai a chi dice PER FORZA!!!)La cucchiaiata mi soddisfa solo per un breve istante, troppo breve…ma nel frattempo compromette il mio palato ,e non mi consente di affrontare l'ulteriore pietanza che trovo sul tavolo al mio rientro : il daino in umido con i funghi!Ma a detta di chi ha avuto la forza d'animo d'assaggiarlo, ho perso qualcosa…
Bè, sarà per la prossima volta, e garantisco che ci sarà !
Nel frattempo il mitico signor Dante, papà di Riccardo, ci erudisce con una lezione faunistica, sulle varie differenze “fisiche” tra cervo, daino, e capriolo… regalandoci momenti di ilarità cameratesca! E così, tra un ungulato, una paglia, una risata, un sorso di Chianti Viticcio Riserva 2004, che ha magicamente sostituito il precedente, si avvicina al momento del dessert…
Rientrando dall'ennesima escursione, trovo Spingi e Cioz sedute sole solette davanti a 2 enormi taglieri di legno pieni zeppi di fettine di torte di ogni tipo, al quale si aggiungono tosto piatti del famoso mascarpone con panettone (quello di prima ) e di creme caramel…”no” mi corregge l'esperta Cioz, “è latte portoghese”..mamma mia che brutta cosa l'ignoranza…
Inutile dire che, fregandocene bellamente degli uomini, ci siamo avventate su qualsiasi cosa ci capitasse a tiro: tra tutto il resto ,segnalo la torta ricotta e marmellata e la crostata di albicocche che definirei MONDIALI, a ruota seguono la torta della nonna, il mascarpone con il panettone (che volete, io sono un'amante del pandoro…),la crostata di amarene/ciliegie e i cantucci.
Praticamente io e Spingi ci siamo sbafate un vassoio in due, e ogni boccone era un mugolio di soddisfazione…ma non finisce qui! Il ritardo dei ragazzi era dovuto ad una ulteriore visita alla cantina, volta a recuperare un paio di vini dolci …e che vini! Trattasi di Gewurztraminer vendemmia tardiva “Roan” 2004 e Ice wine canadese spumantizzato "Pillitteri".Per quel che riguarda il primo,inutile dire che io sono impazzita di gioia,essendo una fanatica del genere;il secondo nonl'avevo mai sentito nominare,fino alla gita in cantina di qualche ora prima,e guardando Riccardo accarezzare quella piccola bottiglietta, avevo intuito si trattasse di qualcosa di molto speciale….Ho scoperto che si tratta di una selezione di uve di una zona del Canada, Ontario mi sembra di ricordare, raccolte quando sono sepolte dalla neve…incredibile!Ed anche il suo sapore lo è, ricco di sfumature, una mescolanza di profumi e sapori indescrivibile, dal miele, alla pesca, alla noce moscata…però,mi dispiace dirlo, ma com'era buono e profumato il Roan …non c'è paragone.Numero uno.
Per i caffè, il barista è d'eccezione: il buon Kava, che vorrei tra l'altro ringraziare perchè per tutto il pranzo si è prodigato per noi in maniera ineccepibile, facendo persino il cameriere…
Trovatosi dietro al bancone di un bar ,è per lui stato ovvio offrire un assaggio di ottimo rhum (di cui sinceramente non ricordo il nome, perché l'ho solo annusato e mi è bastato…ho un'avversione per quasi tutti i distillati) e Riccardo subito ha sventolato una tavoletta formato gigante di cioccolata fondente,intonando l'”alleluia”, e sentenziando “Se offrissero questa durante la messa al posto della ostie, tè vedresti la fila davanti la chiesa la domenica mattina….”
Non solo ne ho mangiate 2 scaglie, ma alla fine mi son messa a ripulire la carta …senza vergogna!
LA PARTENZA
Ed eccoci arrivati al momento del commiato (io tra l'altro ho dovuto stressare un po' tutti per andar via, e me ne scuso, ma s'era fatto tardi per me che dovevo rientrare a recuperare la pupa)…Il conto è stato di 55 euro a testa (devo dire però che ci è stato applicato un extra sconto),non proprio alla portata di tutte le tasche, ma si deve considerare quanto s'è bevuto! Inoltre credo che solo la bottiglia di “Ice Wine” si aggirasse sui 50 euro…insomma ci siamo trattati con i guanti di velluto, e sinceramente io li ho spesi volentieri.
Giunta a questo punto, dopo avervi tediato con questa recensione-fiume(..ma quando ce vò, ce vò...)e sperando che siate riusciti ad arrivare fino in fondo…ringrazio le persone che hanno reso tutto ciò possibile, e quelle che hanno condiviso con me quest'esperienza, trasformandola in una giornata speciale, da ricordare.
Sono stata bene, mi sono proprio divertita.
E soprattutto… grazie a gustamodena!
Imperdibile!!!
[joy]
11/12/2008
missione alla Badia che mi hai lasciato senza parole e senza saliva!!!!!
Io al contrario di Frittella
non sono venuto perchè siamo andati a festeggiare il compleanno del figlio maggiore
alla trattoria Ferrari
Saluti