Lunedì era deciso. Niente lavoro e si mangia con bicio e corpicino, quindi a letto fino a tardi, poi a mezza mattinata via verso i “paduli”.
Alle 11.10 arrivo sul posto, un po' prima di Medolla, dove io e bicio ci spariamo un paio di caffè in attesa del buon Corrado. Onore al merito, in questo barettino, proprio sulla Canaletto, direi di aver bevuto il mio più buon deca da quando ho cominciato a berlo.
Sarà , spero, cura di bicio, di dare il nome del locale che non ricordo, ma che vi consiglio se passate da quelle parti.
Arriva finalmente corpicino e scopro che l'invito era stato esteso anche a gi, kava e a frittella. Tutti imbottigliati sul lavoro non possono essere dei nostri. Frittella e credo kava si consoleranno da Ermes, ma non sanno cosa si sono persi, ogni uscita è una cosa a se stante, chiacchiere, gesti, odori….che ci sono in quell'occasione e che sono irripetibili.
Si parte, dunque. Pilota corpicino, co-pilota bicio. Se non ci fosse stato lui adesso saremmo ancora in giro per quelle stradine a cercare di saltarne fuori. Un bissaboga incredibile avanti e indietro tra Camurana, Mortizzuolo, San Biagio, Rivara ed altre località che non sapevo neppure esistessero.
Poi dopo 15/20 minuti di curve e curvette dove non si è incontrata anima viva, ecco che appare un cartello bianco con scritta nera: loc. COFINE (S.Felice s.P). (1)
Ignoravo l'esistenza di queste quattro case in croce.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita…”, recitava LUI, io dico invece, nel mezzo di questo luogo desolato, notiamo un'insegna anonima, come da Bar di paese.
Bicio dice: “Lì”.
Entriamo in questo piccolo locale, a destra il banco-bar, a sinistra alcuni tavoli classici da trattoria. Sbuca fuori un ragazzo magro, tutto vestito di nero, capelli lunghi ma tenuti insieme da una scuffiola in testa nera gessata (modello Al Capone?). La scuffiola è del tipo di quelle che usano i chirurghi nei telefilm americani (Grey's Anatomy per citarne uno), simpatica, da boss appunto. Ci fa accomodare nell'altra sala, arredata in maniera completamente diversa, questa è per le cene, l'altra per il pranzo. Tavoli ovali con copritavoli bordolesi, pareti in perlinato chiaro, arredamento sobrio con attrezzi da lavoro che coprono le pareti.
Su un tavolo quattro coperti, stiamo aspettando il mitico Giorgio, che ci ha già fatto compagnia in altre avventure nella bassa (La Cantina, La Sagra di Casumaro). Intanto ci sediamo, ritorna il “man in black” e parte scusandosi se per pranzo non avrà tutta la scelta che ha per la sera (per fortuna), a mezzogiorno ci vanno i camionisti o i muratori, insomma i lavoratori occasionali di quelle parti, e si accontentano di un piatto di pasta e un secondo semplice. Mentre parla si dondola pericolosamente a destra e a sinistra, temo che cada, ma non succede, rimane in equilibrio perché gesticola continuamente….. si scusa anche perché a quest'ora non ha personale, e gli tocca fare tutto, un vero factotum. Titolare-cuoco-sguattero-lavapiatti-cameriere-barista-sommelier-chi più ne ha più ne metta….
Sul tavolo apparecchiato c'è un piatto ovale con lonza affettata sottilissima, un tagliere con un salame nostrano vergine in attesa di essere deflorato, un altro taglierino con mezza formina di caciottina morbida di latte misto pecora, un salino di sale aromatico, una boccettina intonsa di olio umbro e un cestino di cornetti tipo ferrarese.
Arriva Giorgio e possiamo ordinare anche il bere. Una boccia gas e una nogas, bottiglia di Lambrusco della casa, bottiglia senza etichetta. Lambro buonissimo, leggerissimo retrogusto amabile, percepibile solo se il vino si alza di temperatura, ovviamente Sorbara e rubino chiaro. Mi hanno diffidato dal divulgare la casa vinicola, se vorrà , sarà lo stesso Principe (è così che viene soprannominato Giovanni, il titolare, se legge la recensione scoprirà come lo chiamano….) ad intervenire e dire dove si fornisce.
Si dà inizio alle danze. Circolando del più e del meno ci spaviriamo senza problemi: due cestini di cornetti, mezzo salame (tipo felino ferrarese, con una puntina d'aglio, mia moglie alla sera mi farà dormire in un'altra stanza ordinandomi di vergognarmi per essere andato a lavorare puzzando di aglio come un maiale…..falso, è lei che non sopporta l'odore….perdirindina…..), quasi tutto il formaggio, che ci siamo ingollati salandolo e ungendolo con l'olio che nel frattempo era stato stappato e in un men che non si dica la lonza….. e ovviamente la prima boccia di Lambro.
Ritorna il Principe, l'oste, barcollando qua e là e gesticolando come un giocoliere ci informa che potrebbe anche inventare per noi qualche sughetto per la pasta, di pronto ha un risotto, ma lui consiglia un bis, risotto e a scelta tra maccheroncini e bigoli, vincono questi ultimi. Quindi si iniziano le danze con risotto mantecato con la zucca e coperto da sottili lamelle di coppa e decorato con glassa balsamica, poi bigoli alla salsiccia.
Il riso molto buono, non del tipo parboilled, forse un carnaroli, lasciato sul fuoco un cicinino di troppo, ma ininfluente nella miscellanea dei sapori. La coppa a velo, la glassa e la zucca dolce al punto giusto…….mmmmm, da sentire……..
I bigoli Â?na meraviglia. Pasta fatta a mano e cotta alla perfezione, il sugo un'apoteosi. La salsiccia era stata sicuramente sfumata nel vino bianco, ma poi amalgamata o mantecata non con della panna, ma probabilmente con del latte addizionato di addensante (maizena o fecola), in modo da dare al sugo un sapore stupendo creando un connubio apocalittico……..da urlo!!!! Io e Corrado ci siamo spartiti a forchettate la scarpetta nel piatto di portata.
Seconda boccia di lambro
Io non sono ancora pieno (ma lo sapete che sono scomodo a tavola), gli altri danno leggeri segni di deblacle, ma non demordono e quando il principe fa le sue proposte per la carne, a costo di scoppiare, accettano tutto senza ritegno.
Isabella con patate arrosto.
L'Isabella è una costata di maiale !!!!
Cotta perfettamente ai ferri, in modo da risultare totalmente cotta senza essere bruciacchiata, tenerissima e buonissima……e visto che gli altri cincischiavano…..mi sono sparato “gli ossi”, due……
Terza boccia di lambro
Dulcis in fundo
La costata di bovino da oltre 1 kg. Una delizia per il palato e le papille gustative sempre all'erta. Giustamente al sangue (qui Giorgio per poco non sviene, allora due pezzi ritornano sulla graticola per essere stracotti…………….ggggggrrrrrr), tenera come non mai, saporita da impazzire, poi con quel sale e quell'olio…..
L'osso debbo purtroppo dividerlo con Corrado, non me la sono sentita di fare l'ingordo fino in fondo….
Quarta boccia di lambro
4 caffè e il gioco è purtroppo terminato, sarei rimasto a mangiare e bere fino all'indomani, tanto la compagnia e il contesto era giusto, ma il dovere ci chiamava.
Ricapitoliamo:
Antipasto: affettato di lonza, caciotta misto pecora, salame nostrano.
Primi: risotto alla zucca e bigoli alla salsiccia.
Secondi: Isabella ai ferri con patate al forno e tagliata ai ferri.
Liquidi: 4 bocce di lambro e 4 caffè
Si paga, 27,50 a testa.
Direi che per quello che abbiamo ingurgitato sia decisamente un gran prezzo.
La mia valutazione è conforme a quella di corpicino, e differisce da quella di bicio perché lui è notoriamente un po' stretto di manica sui voti, il punteggio che lui dà va aumentato di un cappello per le persone normali…..
5 cappelli.
Sicuramente un posto da tenere in considerazione, tornarci da soli di giorno può essere fatto, ma di notte è meglio avere il navigatore o qualcuno della zona….
Paghiamo, usciamo, vediamo che non possiamo tornare a Medolla per la strada da cui eravamo venuti, allora prendiamo per il Ponte Beverato (2) e facciamo il giro di là , anche da questa parte mi sarei perso sicuramente.
Riarriviamo a Medolla a casa di bicio e, per non perdere le buone abitudini, nel mentre che un nuovo caffè viene preparato dalla bicio's girl, ci spariamo dell'altro salame e una boccia di riesling italico…… decisamente senza parole……
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Ringrazio il sig. Giovanni Borsari, titolare del Ristorante/Trattoria Millenium, per avermi gentilmente fornito il materiale storico per le note.
(1)
Località sulla via Imperiale, è già indicata nella mappa del territorio di San Felice dell'anno 1669: Confine della Mirandola, si legge nella suddetta mappa.
Altre citazioni sono di epoca posteriore. Il 12 novembre 1696 Pietro Guardasoni compra, a nome della fabbrica della chiesa di San Biagio, il censo Ghiselli sopra due biolche di terra poste nel territorio della parrocchia di San Biagio, "in luogo detto Il Confine". Il 16 dicembre 1713 la Mensa Comune di San Felice compra il censo Veronesi-Costi istituito "sopra li frutti, rendite ed entrate di biolche 3 di terra da estrarsi da maggior quantità arativa, arborata, vitata e fruttifera, posta nella Parrocchia di San Biagio, nel luogo detto Il Confine della Via Imperiale".
Il documento del 1669, sopra citato, spiega egregiamente le ragioni del toponimo: la località , posta sulla Via Imperiale, era fino al 1710 ai confini del Ducato di Modena con il Ducato della Mirandola. Infatti la Via Imperiale e la Fossa Reggiana segnavano il confine fra i due stati per il tratto che va dalla Campa, in territorio di Massa Finalese, fino al podere Picca, all'incrocio cioè con la via Picca. Nel 1710 il Ducato della Mirandola fu annesso allo Stato Estense, e contenza dei Pico, il territorio di Mirandola era alle dipendenze del Comune di Reggio Emilia, cosicché nel Medioevo la Fossa Reggiana costituiva il confine, oltre che della diocesi reggiana, anche del Comune di Reggio con quello di Modena.
A questo punto viene spontaneo chiederci l'origine di questi confini. Di certo sappiamo questo: che nell'anno 1304 la Fossa Reggiana divideva già la Comunità e Diocesi di Modena da una parte, e di Reggio dall'altra. Infatti in una carta nonantolana dell'anno 1304 si afferma che la località di Montirone, posta nel distretto di Reggio, ha per confine meridionale una Fossa che divide il distretto di Modena da quello di Reggio (quamdam peciam terre positam in districtu Regii in curia Quarantullis in loco ubi dicitur Montironus, sicut confinatam: a mane Comunalia filiorum Manfredorum, a meridie Fossa quae est iuxta Districtum Mutine et Districtum Regii, et a sero Papazoni).
Montirone è una località del Mirandolese che esiste ancora e che confina tuttora a mezzogiorno con la Fossa Renana, che divideva - come detto sopra - fino al 1710 il territorio modenese da quello mirandolese (cioè reggiano).
Definire poi l'epoca dell'origine di tali confini è molto difficile dire per l'assoluta mancanza di documenti. Per il momento ci accontentiamo di dire che nel 1222 l'attuale via Imperiale, nel tratto fra la Picca e la chiesa di Mortizzuolo, era già detta Via del Confine (Via a Finibus) appunto perché segnava per un buon tratto il confine tra le diocesi di Modena e Reggio (per le fonti ed altre informazioni sul documento del 1222, vedi sotto, alla voce Domus Gualandini). Molto verosimilmente anche la località del Confine dovrebbe avere le sue origini in quest'epoca, cioè ai primi del XIII secolo. Per le epoche anteriori non abbiamo documenti in proposito e non si può dire nulla di più.
(2)
Località in corrispondenza del ponte sulla Fossa Reggiana, nel punto di confluenza della via Finale-Mirandola sulla via Imperiale.
Il Ponte “Baverato” è ricordato nella mappa del territorio di San Felice nell'anno 1669. Nel 1793, in località Ponte “Bevirato”, sottoposta alla parrocchia di San Felice, abitava D. Giuseppe Gandolfi, cappellano in diocesi di Ferrara e proprietario della casa e relativo podere.
Il toponimo sembra da mettere in relazione o con un cognome (Beverati) di un proprietario della zona o con le acque della Fossa Reggiana (forse vi era un “beverator” per gli animali).
Imperdibile!!!
[candy]
26/03/2009
Io mi sono sparata la lettura della recensione ...bravi, complimenti.
Intriganti l' antipasto e i bigoli
:)