Wikipedia al termine Masseria associa latifondo o aggregato di edifici rurali, e, in effetti, quello che ci troviamo di fronte dopo aver percorso un breve e stretto viottolo circondato da alberi, arbusti e vegetazione è proprio questo: una maestosa casa rurale molto ben ristrutturata che fa angolo con un' altro edificio “meno nobile” e entrambi affacciano su un giardino rigoglioso, con un bel pavimento ricostruito, pieno di piante e vegetazione, collocato su 2 livelli, con 2 fontane, il rumore di una delle quali, a cascata, ci fa da sottofondo per tutta la serata. Si tratta di un piccolo tesoro ricreato in questa zona, tra via emilia, ferrovia e un guazzabuglio di edifici che tutto lascerebbero immaginare meno di trovare questo piccolo eden racchiuso ad ostrica nel bel mezzo della prima periferia modenese.
Siamo 2 coppie, ci sediamo al primo tavolo, naturalmente fuori; il giardino probabilmente può contenere una quarantina di persone e a fine serata circa la metà vi avranno cenato. Cominciamo con i famosi antipasti pugliesi: una bruschetta di dimensioni considerevoli che supporta sia i pomodori che un patè di olive (molto buono, delizioso e leggermente piccante quest' ultimo), qualche cucchiaiata di burrata (eccellente) e una scorribanda di verdure che sembra non aver fine: pomodori secchi, melanzane grigliate, zucchine trifolate, dadolata di melanzane e peperoni, peperoni gialli e rossi cotti nel mosto, il tutto accompagnato con altro pane tostato e un Primitivo di manduria Felline, che si fa dare del voi, con 14° di profumi e carattere.
Alla fine degli antipasti (fortunatamente ne abbiamo presi solo 2 da mangiare in 4) serviti in breve successione e assecondati dal delizioso nettare ci sembra di aver appena finito 6 rounds con il Mike Tyson dei bei tempi: ne abbiamo date ma ne abbiamo sicuramente anche prese, e lo stordimento di questi sapori e di questi profumi, insieme con il caldo, e il Primitivo rigorosamente a temperatura ambiente, ci ha annebbiato un po' i riflessi. Una piccola pausa è necessaria, e anzi diventa il pretesto per raccontarci di comuni trascorsi in terra di Puglia, tra Vieste e Peschici, e così una serie di immagini ci passa davanti agli occhi, a me e alla mia Compagnia, tra l'altro ottima conoscitrice della zona e della cucina locale per trascorsi amorosi in zona, in tempi non sospetti …(tant'è vero che per tutta la serata il mio sguardo cercherà spesso il suo per avere conferme a piacevoli impressioni che ricaverò dai piatti), così come immagino capiti per la coppia nostra amica. E allora i ricordi del Pizzomunno, dell' Architiello di San Felice, dei Trabucchi sospesi sul mare si rincorrono. Ma il dovere ci chiama: il cameriere mostrandoci le 3 tipologie di pasta rigorosamente fatta a mano ci ricorda che la cena non è finita, anzi … Decidiamo di fare un bis: dei ravioli con ripieno di ricotta stagionata di pecora (fantastica, saporita e leggermente piccante) conditi con un sughetto granuloso di pomodoro e parmigiano e una specie di fusilli conditi con un' apoteosi di verdure (un po' unti e impegnativi), e tralasciamo le orecchiete perché manca il suo abbinamento ideale per antonomasia, le cime di rapa, che ci dicono non essere di stagione. Lo stomaco sarebbe abbondantemente pieno, ma al caciocavallo alla griglia non possiamo rinunciare ( e facciamo benissimo, una vera delizia) e, per non lasciare nulla di intentato, ci scappa anche un assaggio di peperoni ripieni, che peraltro non ci entusiasma particolarmente.
La serata comincia a farsi difficile; le Signore intavolano una discussione che a causa del mio stato fisico post abbuffata faccio fatica a seguire per più di 10 secondi di fila, ed ecco che immancabilmente noi ometti ci mettiamo invece a filosofeggiare su ogni posto, da Finale Emilia a Sestola, che anche solo abbia la parvenza di un ristorante. Sembra un simposio del Gambero Rosso, e giustamente, Gusta Modena non tarda ad essere menzionata. Il mio interlocutore è un' attento lettore delle Recensioni e non mi sorprende il fatto che di ogni ristorante che analizziamo faccia sue considerazioni e a queste abbini quelle scaturite dai vari visitatori che hanno avuto la gentilezza di voler condividere le proprie sensazioni con tutti noi lasciando una traccia scritta delle proprie esperienze, ma mi impressiona invece il fatto che si ricordi lucidamente i vari commenti di quelli che lui definisce i boss: “Grog sostiene che …” e Sprizz invece preferiva... ” d' altro canto “Frittella invece …” mentre “Kava ribatteva …”. Incredibile. Neanche citando gli Evangelisti avevo pensato ci si potesse ricordare di tante perle di saggezza. Io in genere ricordo le amabili discussioni su questo o quel locale alle quali i più esperti Recensori apportano la loro esperienza, ma sinceramente una tale dovizia di dettagli e riferimenti non pensavo fosse possibile tenersela a mente.
Il cameriere si avvicina con un recipiente in vimini, rotondo, di ampio raggio e molto basso, se lo toglie dalla spalla sulla quale è appoggiato e ce lo mostra. L' effetto che produce in me è lo stesso che produrrebbe una bella giovane dalla pelle olivastra, sudata per il caldo, che con una generosa scollatura si fosse piegata verso di noi per metter bene in vista le sue grazie; il cesto infatti è colmo di piccoli capolavori ricoperti di cioccolato fondente , e il profumo e la vista sono veramente estasianti. Si tratta di mandorle, pasta di mandorle, nocciole, croccanti, frutta candita e fichi, racchiusi in armature di cioccolato. Sicuramente la varietà era anche maggiore, ma al solo pronunciare la parola canditi non ho più capito niente e non so cosa altro il cameriere ci abbia illustrato; so solo che già stavo assaporando questo spettacolo. Ad averlo saputo, invece di far spazio a forza di spinte nello stomaco, avrei lasciato ben più superficie da riempire con questo capolavoro.
Terminato l' estasi e continuata la piacevole chiacchierata, arrivano 2 caffè, un' ottima grappa di Negroamaro e intanto le bottiglie d' acqua diventano 3. Con il passare dei minuti si è rinfrescato e verrebbe voglia di prolungare ulteriormente la serata ma ormai è tardi. Arriva il conto: 180 euro tondi.
Serata piacevolissima, ottima la compagnia, e molto buona la cena, con qualche picco d' eccellenza (la burrata, il caciocavallo, i dolci) e qualcosa di migliorabile. Tra queste ultime certamente il prezzo, che, considerato che abbiamo bevuto una sola bottiglia di vino e non abbiamo mangiato carne, ci sembra un po' eccessivo. Avrei dato volentieri 4 cappelli pieni, ma considerato questo fattore mi fermo a 3.
Consigliato!
[Frittella]
14/07/2009
bella recensione.
E' bello sapere che abbiamo anche noi qualche estimatore
Bravo John.