TUSCANY: FUORI 4
Siamo finalmente a Siena (1), abbiamo girato come matti tutto il pomeriggio e abbiamo visto un sacco di roba. Il caldo è terribile, neanche fossimo su Marte. � sera e il caldo è opprimente come non mai. Partiamo, ovviamente a piedi, per cercare un buco dove mettere i piedi sotto una tavola.
Voglio andare da Nonna Gina, grazie zio, mia moglie non sa che è una mia meta e mi segue come un buon cagnolino. Esco di qua, salgo di là e giro a sinistra, sono in via Duprè (2). Per chi non lo sapesse, Siena è un continuo su e giù, da spararsi……
Proseguo per la via ed ad un certo punto incontro Taverna San Giuseppe, butto dentro un occhio, mia moglie dice no, vuole mangiare all'aperto, dentro quasi nessuno ha il climatizzatore e lei preferisce sfidare il caldo, sperando in un refolo di vento, piuttosto che il caldo sicuro.
Avanti ancora, sbaglio strada, sbaglio discesa in verità , percorro almeno un paio di chilometri non so dove e mi ritrovo a risalire, siamo quasi sconvolti e … sudatissimi, rischio il divorzio. Arrivo ad una porta e scopro che se invece di aver preso in giù avessi preso a destra, sarei arrivato qui in due minuti percorrendo trecento metri…………………aaaaaarrrrggggghhhhhh. Che rabbia.
Rientriamo nelle cerchia cittadine, di Nonna Gina nemmeno l'ombra, la incontrerò il giorno dopo in un'altra strada, ben fuori dal centro cittadino, grazie pagnota…… Ricominciamo a risalire. Incontriamo: Hosteria Il Carroccio, Osteria da Cice e tanti altri, tutti senza tavoli fuori. Mia moglie è la tipica turista che mangia nei locali da turisti…..
Proseguiamo la nostra caccia e alla fine ritorniamo quasi da dove eravamo partiti. Da Piazza del Mercato a….. Piazza del Mercato. Buffo, eh?
Qui in piazza ce ne sono la bellezza di tre, e tutti con i tavolini di fuori.
Scegliamo il primo, dove una marea di americani stanno mangiando di tutto (3).
C'è posto e ne scegliamo uno defilato, per evitare il casotto. La cuoca si aggira per i tavoli e le cameriere, giovanissime, fanno quello che possono. Appena seduti ci viene portato il pane e una bottiglia di gas.
Il locale dentro non l'ho visto, fuori c'è una vasta veranda coperta da almeno 100 coperti.
Ordiniamo. Niente vino scaraffato o mezze, ci viene portata una bottiglia di bianchetto “a consumo”.
BRUSCHETTE Â? per uno. Mia moglie chiede ed ottiene un paio di bruschette normali e con dadolata di pomodori. Buona
ANTIPASTO MISTO CON CROSTINI � per uno. Crostini con patè di fegatini, olive e crema tartufata, salumi misti toscani: bresaola, coppa di testa, salame di cinta e finocchiona. Ottimi.
PENNE POMODORO E BASILICO Â? per uno. Discrete, tipo all'arrabbiata ma senza peperoncino.
PAPPARDELLE AL CINGHIALE Â? per uno. Buonissime. Pasta fatta in casa e cotta perfetta. Sugo veramente fenomenale, bello carico e ricco.
PANNA COTTA CON CIOCCOLATO FUSO � per uno. A mia moglie è piaciuta moltissimo.
PANFORTE Â? per uno. Due pezzi di Panforte, normale e speziato. Io ho assaggiato, mia moglie terminato.
Conto e a letto, morti.
54 € in tutto, così ripartiti:
02,00 € coperto per due
09,00 € vino, poco più di mezza bottiglia
01,00 € acqua per due
06,50 € antipasto per due
08,00 € primo per due
05,00 € dolce per due
Scena divertente e “strappalacrime”. Verso la fine della cena, la cuoca/padrona che prima si era intrattenuta con i signori tedeschi del tavolo davanti al nostro, con i quali aveva amabilmente chiacchierato, ricordando gli anni trascorsi, essendo questi clienti abituali e abituali frequentatori di Siena, ritorna ed offre loro la cena, in onore della loro oramai “vecchia amicizia”. Gesto simpatico e carino, che ha decisamente imbarazzato entrambi i tedeschi, ma comunicato nel modo migliore, a fine cena.
3 cappelli ben meritati.
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(1)
Da Wikipedia:
Siena fu fondata come colonia romana al tempo dell'Imperatore Augusto e prese il nome di Saena Iulia.
All'interno del centro storico senese sono stati ritrovati dei siti di epoca etrusca che possono far pensare alla fondazione della città da parte degli etruschi.
Il primo documento noto in cui viene citata la comunità senese risale al 70 e porta la firma di Tacito che, nel IV libro delle Historiae, riporta il seguente episodio: il senatore Manlio Patruito riferì a Roma di essere stato malmenato e ridicolizzato con un finto funerale durante la sua visita ufficiale a Saena Iulia, piccola colonia militare della Tuscia. Il Senato romano decise di punire i principali colpevoli e di richiamare severamente i senesi a un maggiore rispetto verso l'autorità .
Dell'alto medioevo non si hanno documenti che possano illuminare intorno ai casi della vita civile a Siena. C'è qualche notizia relativa alla istituzione del vescovado e della diocesi, specialmente per le questioni sorte fra il Vescovo di Siena e quello di Arezzo, a causa dei confini della zona giurisdizionale di ciascuno: questioni nelle quali intervenne il re longobardo Liutprando, pronunziando sentenza a favore della diocesi aretina. Ma i senesi non furono soddisfatti e pertanto nell'anno 853, quando l'Italia passò dalla dominazione longobarda a quella franca, riuscirono ad ottenere l'annullamento della sentenza emanata dal re Liutprando. Pare, dunque, che al tempo dei Longobardi, Siena fosse governata da un Gastaldo, rappresentante del re: Gastaldo che fu poi sostituito da un Conte imperiale dopo l'incoronazione di Carlo Magno. Il primo conte di cui si hanno notizie concrete fu Winigi, figlio di Ranieri, nel 867. Dopo il 900 regnava a Siena l'imperatore Ludovico III, il cui regno non durò così a lungo, dal momento che nel 903 le cronache raccontano di un ritorno dei conti al potere sotto il nuovo governo del re Berengario.
Siena si ritrova nel X secolo al centro di importanti vie commerciali che portavano a Roma e, grazie a ciò divenne un'importante città medievale. Nel XII secolo la città si dota di ordinamenti comunali di tipo consolare, comincia a espandere il proprio territorio e stringe le prime alleanze. Questa situazione di rilevanza sia politica che economica, portano Siena a combattere per i domini settentrionali della Toscana, contro Firenze. Dalla prima metà del XII secolo in poi Siena prospera e diventa un importante centro commerciale, tenendo buoni rapporti con lo Stato della Chiesa; i banchieri senesi erano un punto di riferimento per le autorità di Roma, ai quali si rivolgevano per prestiti o finanziamenti.
Alla fine del XII secolo Siena, sostenendo la causa ghibellina (anche se non mancavano, le famiglie senesi di parte guelfa, in sintonia con Firenze), si ritrovò nuovamente contro Firenze: celebre è la vittoria sui fiorentini nella battaglia di Montaperti, del 1260, celebrata anche da Dante Alighieri. Ma dopo qualche anno i senesi ebbero la peggio nella battaglia di Colle Val d'Elsa, del 1269, che portò in seguito, nel 1287, alla ascesa del Governo dei Nove, di parte guelfa. Sotto questo nuovo governo, Siena raggiunse il suo massimo splendore, sia economico che culturale.
Dopo la peste del 1348, cominciò la lenta decadenza della Repubblica di Siena, che comunque non precluse la strada all'espansione territoriale senese, che fino al giorno della caduta della Repubblica comprendeva un terzo della toscana. La fine della Repubblica Senese, forse l'unico Stato occidentale ad attuare una democrazia pura a favore del popolo, avvenne il 25 aprile 1555, quando la città , dopo un assedio di oltre un anno, dovette arrendersi stremata dalla fame, all'impero di Carlo V, spalleggiato dai fiorentini, che cedette in feudo il territorio della Repubblica ai Medici, Signori di Firenze, per ripagarli delle spese sostenute durante la guerra. Per l'ennesima volta i cittadini senesi riuscirono a tenere testa ad un imperatore, che solo grazie alle proprie smisurate risorse poté piegare la fiera resistenza di questa piccola Repubblica e dei suoi cittadini.
Dopo la caduta della Repubblica pochi senesi guidati peraltro dall'esule fiorentino Piero Strozzi, non volendo accettare la caduta della Repubblica, si rifugiarono in Montalcino, creando la Repubblica di Siena riparata in Montalcino, mantenendo l'alleanza con la Francia, che continuò ad esercitare il proprio potere sulla parte meridionale del territorio della Repubblica, creando notevoli problemi alle truppe degli odiati fiorentini. Essa visse fino al 31 maggio del 1559 quando fu tradita dagli alleati francesi, che Siena aveva sempre sostenuto, che concludendo la pace di Cateau-Cambrésis con l'imperatore Carlo V, cedettero di fatto la Repubblica agli odiati fiorentini.
(2)
Da Wikipedia:
Nato a Siena nella via che oggi porta il suo nome (all'epoca chiamata "via di Malborghetto"), nel cuore della Contrada Capitana dell'Onda, il nome di Duprè è indissolubilmente legato a quello del rione biancoceleste.
L'opera che gli diede fama sin da giovane fu un Abele moribondo (marmo, 1843), modellata quando aveva appena venticinque anni, che suscitò un certo scandalo per il disincantato realismo della figura sdraiata, tanto da essere accusato addirittura di aver fatto un calco dal vero, anche se non era vero. L'opera fu acquistata dalla zar di Russia e ora si trova all'Ermitage (una copia in bronzo è alla Galleria d'arte moderna di Firenze). Un anno dopo eseguì un Caino, scultura eretta a tutto tondo di impostazione più accademica; anche questa è conservata all'Ermitage.
La produzione successiva comunque oscilla sempre ora verso il naturalismo, ora verso un accademismo più freddo e di maniera, ma in ogni caso è sempre fuori discussione l'alta qualità della sua tecnica.
Il Trionfo della Croce (1861) nella lunetta del portale centrale della nuova facciata della chiesa di Santa Croce a Firenze e il Monumento a Cavour (1878) a Torino sono opere più convenzionali e per certi sensi mediocri, mentre la statua di Giotto, commisionatagli dalla sua mecenate, la granduchessa Maria Antonietta, e quella di Sant'Antonino (1844) per il loggiato degli Uffizi sono più vitali, con uno stile forse più ruvido, ma più spontaneo.
Di sapore michelangiolesco è la Saffo abbandonata della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, che assomiglia nella parte superiore al Giorno della tomba di Giuliano della Sacrestia Nuova, mentre la parte inferiore è fasciata da un drappeggio meno convincente.
Il suo capolavoro è da alcuni considerato la Pietà (1867) nella cappella Bichi Ruspoli nel Cimitero della Misericordia di Siena. Vi è impressa una notevole carica espressiva, con una composizione inconsueta, forse ispirata da un quadro simile di Fra Bartolomeo.
Nel Duomo di Viterbo è esposto un suo busto di Letizia Cristina Bonaparte (1804 � 1871), figlia del fratello di Napoleone I Luciano Bonaparte, scolpito nel 1872.
Tra le ultime sue opere un San Francesco (1881) nella navata mediana della cattedrale di San Rufino ad Assisi e un altro per il primo altare della chiesa di Sant'Emidio ad Agnone, in provincia di Isernia.
Scrisse anche un libro autobiografico intitolato Pensieri sull'arte e ricordi autobiografici, che fu pubblicato nel 1879 (Firenze, Le Monnier) ed ebbe un notevole successo, arrivando ad essere tradotto anche all'estero.
Nella sede storico-museale della Contrada dell'Onda sono ospitate diverse opere dello scultore senese, che è pure ricordato da alcune parole nell'inno dell'Onda.
(3)
Dal sito: http://www.ristorantelafinestra.it//italiano/home.html
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Il ristorante "La Finestra" é un locale caratteristico dietro Piazza del Campo, con veranda all'aperto e splendida vista su Palazzo Comunale.
Le sue tre sale sono antichi fondi medievali che si affacciano sulla Piazza del Mercato di fronte al rinnovato tartarugone (ex mercato delle erbe): l'atmosfera é unica e suggestiva.
Consigliato!
[Reginalulu]
06/09/2009
E che fame che mi è venuta con quelle pappardelle.