Passato il Piave e lasciatoci dietro il Montello, avanziamo in uno scenario improvviso di vigneti strani, a foglia larga ed abbondante, con polloni lunghissimi, come se si fossero dimenticati di potare. Ci verrà spiegato più avanti che la glera (il principale vitigno del Prosecco di Valdobbiadene) non fa gemme all'inizio della parata, ma solo più avanti. Questo è il motivo della nostra vista ed è anche il motivo per cui la gran parte dei grappoli d'uva stanno in basso, verso il fondo.
Presi dall'entusiasmo, dopo la due giorni nello Champagne, pensiamo bene di provare una due giorni di bollicine anche nella terra madre del Prosecco, terra di tante (inutili) battaglie.
Avanti, pu**ana eva, avanti!
Avanti ora sull'anello del Prosecco, una strada da fare a piedi o in bici, tra una cantina e l'altra. Nemmeno qui però, come in Valpolicella, l'Ufficio Turistico ci sa dire più di tanto, se non darci un elenco di cantine che poi noi dovremo andare a scovare.
Sullo sfondo dei vigneti, sopra Valdobbiadene, c'è la ripida salita verde al Monte Cesen, quasi 1600 mt. s.l.m., sempre gonfio e coperto di nuvoloni neri, che mai non scendono. Davanti, su uno dei tanti poggi coperti d'uva, ci appare, splendente al sole, tra le rose delle testate dei filari, la Canevel, un vecchio casone ristrutturato, con dietro la cantina scavata in dieci metri di profondità nella roccia calcarea. Ottima ristrutturazione e gran panorama (non sarà l'unico), ma il vino non lo vendono in cantina. Ci indicano una bottega nella piazza del paese, incaricata di vendere i loro vini.
La degustazione è gratuita. La loro produzione, simile a quella di molte altre cantine, è racchiusa in tre collezioni, la Valdobbiadene DOCG, la Cru e La Vi.
Puntiamo sulla prima e tralasciamo il resto, che comprende anche qualcosa di diverso del bianco spumante.
Il negoziante è prodigo di spiegazioni sulle scelte della cantina e ci dà anche indicazioni sulle altre cantine che, secondo lui, vanno per la maggiore.
Il Brut è un vino morbido, perlage sempre continuo, secco, 11°. Ottimo. Più fruttato l'extra dry, sempre da 11°, profumo e gusto di mele. Ancora più amabile il Cartizze (non cambia la gradazione), che però ha il difetto di costare un po' troppo in rapporto alla qualità degli altri due.
Ci fermiamo qui con l'assaggio, non possiamo esagerare. Sono le undici di mattina e di strada ne abbiamo ancora da fare...
Prendiamo i primi due, per 16,00 euro. Non proprio a buon mercato, probabilmente per la scelta di vendere il vino tramite il bottegaio (che io francamente non condividerei, però deve vivere anche lui), ma prodotto ottimo.
Consigliatissimo!!
[carolingio]
26/08/2010
Preciso, perchè rileggendo forse può non essere chiaro, che il costo di 16,00 euro è di due bottiglie, cioè 8,00 euro la bozza.